Buon viaggio


Il paesaggio ti cambia l’umore
come nuovi vestiti che ti metti al mattino.
E ti vesti di sole, di verde, di aria.

Improvviso ti scuote nel petto un fremito dolce,
una boccata d’aria uova ti riempie i polmoni
e nuoti nel verde dei prati, nell’azzurro del cielo;
placido plani nell’immenso del cielo
a vedere pel mondo, grande e bello com’è.

Respira a pieni polmoni quest’aria fresca, aria nuova.
Assorbi con lo sguardo tutto il verde che vedi:
sono i tuoi occhi quel limpido terso d’azzurro
e tutto che vedi ti attraversi come una spada di luce;
quel rude dialetto ti trapassi gli orecchi.
Il mondo d’intorno diventi il tuo ossigeno,
sentirai un legame che ti unisce a quel posto
come da sempre per tuo, dopo tanto trovato.
È la stessa tua anima che vedi là fuori.
Racchiudi negli occhi la meraviglia che vedi:
è il medesimo cielo, lo stesso che sai che è dentro di te.

Vedi sfrecciare le rondini coi loro acuti garriti
e tutto che s’estende d’intorno e l’altezza dei monti,
i picchi scabrosi, i pascoli verdi e le nere pinete
parlan di te. Di te che le guardi... e ammiri.

Siam dentro, sempre, il mondo e la vita;
nuotiamo nella corrente di un fiume.
Il mondo – vasto com’è –, le persone – tante che sono –
ti sono di specchio: sei grande, sei tutti.

E vai, sulla striscia d’asfalto che porta lontano
Sbrigli la mente e i pensieri a cercar novità.
Un sorso di tè, e poi torni a guardare, ti perdi.
Socchiudi le palpebre, sonnecchi e son nuove visioni.
Ma la luce ti attira a guardare di fuori
il paesaggio che scorre, si stringe e s’allarga;
e segui i pensieri sui profili lontani.
Appoggi la tempia e vorresti sognare.

Ripensi a chi sei, al giorno del mese
che pare essere sempre: il momento presente.
Ti ripeti il tuo nome e ti vedi che pranzi coi tuoi.
All’anno che sta per finire, le vacanze e l’estate,
il compleanno e il sentirti più grande.

«Ma ora sto andando». Il motore del pullman
e le gomme che van sull’asfalto...
«Sono allora già grande se penso chi sono?
Se il viaggio è una sosta, un porto la sera?
E viaggio nel verde fin che giunge lo sguardo
e guardo all’azzurro, all’infinito del cielo.
E son io, tale qual sono, nome e cognome.
Son forte e mi vien da gridare chi sono, che sono.
Dar fuori di matto dal contento che sono».

In viaggio per Tamsweg, in un giorno di maggio.

 

Cremignane, 4 maggio 2011

 

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