Il grand'olmo

Il grand’olmo


Una mano veloce con gesto sicuro
traccia e rimarca il suo segno col rosso:
quasi non vede che è un tronco ancor vivo
e non l’intonaco liscio di un muro di cinta.

S’avvicina l’inverno, ogni foglia un colore,
a mille ne cadono ed altre ne restano ancora.
Ferve intanto d’intorno il lavoro degli uomini,
scavano e spianano, armano e gettano.
Un nastro di rosso e di bianco delimita l’area,
include passando il grand’olmo e arbusti minori:
è così sul disegno, è così che dev’essere, è così che sarà.
È la vita degli uomini: capannoni, salari e ricavi.
E il pensiero di casa e famiglia; del mese e domani.

Vedrò solo il vuoto passando la prossima volta
lungo la siepe del campo che s’appresta al riposo.
Non verrà primavera quest’anno venturo
per il gran patriarca, altissimo al cielo.
Il gran tronco non s’abbracciava del tutto...
già ora ne sanguina da quel segno della rossa vernice.
La carezza che scorre la ruvida scorza
non lo conforta del proprio destino,
non vale a cambiarlo di pur sol un ette,
non vale a fermare la leva del bagger che sterra
non vale a fermare l’acuto stridor della sega a motore,
non vale a fermare la corsa precipite
disegnata al millimetro come nostro futuro.

Non più vedrò le sàmare d’oro
che frullan nell’aria nei mattini di sole.
Ma anche per noi in un anno a venire
più non verrà nessun mese d’aprile.

 

Cremignane 30 ottobre 2009

 

Le paulonie Risposta dell’olmo


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