Il lapsus

Sto mangiando una mela,
il mio cane mi guarda.
Si chiama Drago:
è buono e testone,
un po’ come il padrone.

Mi guarda fisso nel volto,
si passa la lingua sul labbro,
apre la bocca, si sente il respiro.
Gli offro un morso di mela
in punta di labbra, lo prende,
lo lascia cadere, mi guarda di nuovo.

Mordo un altro pezzo di mela
e glielo porgo in punta di dita.
Lo chiamo: «Marco, prendi!»
Mi accorgo del lapsus. Rido di me.

«Ehi, Drago, prendi!»

Prendono i lapsus, pigri che sono,
il primo nome che affiora
sulla spuma del calderone che bolle.
Son cotto e ricotto, son quasi un biscotto.

Il lapsus infine non è poi tanto sbagliato:
non mi dispiacerebbe un piccolo Marco
che mi trottola in casa,
che mi guarda per rubarmi dalle labbra
un morso di mela.

 

Cremignane, 29 maggio 2011

 

L’aquila Il leprotto


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