L’attrattiva

Dove vado? Dove mi sento portato?
Ho incontrato qualcuno “magnetico”?
Sento un’attrattiva, ma è vaga e m’inquieta.
Sarà un albero, un posto... la luna!?

Ci penso e l’incertezza mi cresce:
devo fare qualcosa? vedere qualcuno?
Non mi muovo se non vedo chiare le cose!
Non credo alla magia, ai filtri d’amore, ai malocchi.

O qualcosa in me s’è svegliato da rendermi irrequieto così?
O qualcuno mi guarda in segreto... e mi prude la nuca?

Con quante persone incrocio lo sguardo?
Una di esse è forse un serpente che incanta?
O è una bontà che più non si può, e m’ha preso sul buono?

Eppure, mi sembra, che piuttosto son io:
che non è il desiderio di un altro verso di me,
ma io che mi sento attirato, anzi, che voglio.
Ma cosa? Ma chi?

Col mento sul polso guardo distratto di fuori:
a destra il computer acceso, a sinistra la strada,
il distributore, il lavaggio, il nostro giardino.
Vorrei anche vedere chi mi ha scritto su Facebook...

Ogni tanto perdo attenzione,
eppure mi preme quel filo sottile.
Mi è già capitato una volta, non son molti giorni,
allora era qualcuno di buono che mi è passato di fianco,
al momento non ci ho badato poi tanto, mi è rimasto quel senso.

Mi vien voglia di uscire e fidarmi del caso.
Al solo pensiero mi cresce l’ambascia:
è peggio se esco. Chi cerco? Dove lo cerco?

Non riesco a far nulla,
rimango imbambolato a ripensar non so che,
gli occhi chiusi a seguir questo fremito in petto.

 

(sera)

Eppur nel pronfondo che ho dentro,
che di rado si illumina a vedervi più chiaro,
già tutto io so, da sempre lo so.
A quel buio che ho dentro dovrei affidarmi,
a quel volto d’estraneo che ben riconosco quando lo incontro.
Già mi trema la voce e non so dire il suo nome:
a me non lo voglio ridire, perché ben non son pronto.
Perché mi richiede una scelta, tagliarmi la gola.
Perché vorrei fare da me. Sebbene mi possa fidare.
Al cento per cento: parola di scout. Ululato di lupo.
Sa tutto di me. Anche quel che non voglio sapere.
Mi richiede una prova, rischiare la gola.

E ancora siam qui. Dammi tregua un momento.
Mi posso prendere tutto, non ha mai detto che è ba.
M’aspetti. E io voglio indugiare. Ho la testa in un vortice.

Sapevo tutto anche prima, ho finto di nulla sapere.
Ma ditemi voi come faccio?
Davvero mi taglio la gola, un salto nel vuoto.
No! Non è vero: mi sorregge, lo so.
E so quel che m’agita, quando c’incrociamo per strada.
Mi piacerebbe andare con lui, veder dove mi porta.
Lui sa la mia strada, mi porterebbe sol dove vorrei.
Ma perché, tutto ad un tratto, ho bisogno di lui?
E non posso, tutto da solo, proseguir dove voglio?
Cos’è l’attrattiva che sento, e che nemmen mi confesso?
Mi potrebbe aiutare, lo farebbe per me.
Non ha desideri, o sa tenerli al guinzaglio.

Ti prego: è meglio se non ci vediamo!
All’ultimo, quando tutto mi sarà un poco più chiaro,
quando sarò molto meno distratto, verrò io.
Ti cercherò. Sarò pronto. Prometti?
Ma che cosa ti chiedo? Che cosa non faresti per me?
Io, già ora, non posso fare a meno di te, non posso aspettare.
Ruit hora. Non so che leonessa ruggisca...
Me n’impipo. Un giorno, a sorpresa, sarò lì da te.
Lo sento, lo so. Lo penso da tanto. Accadrà.
Voglio vedere cos’è quest’ardore che sento,
questa smania di vedere, di fare e sapere;
e poi tutto con calma, fra sé, soprassedere.
Perché il presente è più urgente.

Dimmi di te.
Le parole che dici hanno una forza potente,
sarà perché son tenero io. Mi sento plasmare,
mi sento che divento più saldo e più io.
È questo, finalmente, che voglio!
Ti voglio al mio fianco, solo se servi:
– un tantino egoista, quel genio d’un pupo! non trovi? –
Ma tu sei la misura: ti voglio a misura.
Sei l’attrattiva, la mia foto, così come viene.
Vengo male lo so. Ma chi ci bada al momento?
Non ho tempo per l’album, i fatti in memoria.
A malapena riesco a seguire il presente.
Così strabordante, non tutto ringollo.
Perciò capirai, se l’essenziale è già tanto.
Se da Spartano, qui ora io vivo.
E spero ti piaccia.

Ma dimmi di te.
La mente mi scoppia. Dimmi parole.
Non lasciare ch’io pensi. Semmai rimandiamo.
Ho urgenza di te. Ma non tutto a valanga, ti prego.
Ho solo frazioni di tempo per decidere e fare.
Almeno con te, lasciami un’oasi di fresco e di verde.
Ti dico in ristretto: di te mi posso fidare.
Ti dico alla larga: sei un poco antiquato.
Non corri abbastanza, ti fai superare da ogni pivello.
Ma sei nato di Sparta, non arretri di un passo!
Ed io ho proprio bisogno di questo.
Di vederti che sei fresco da un bagno in Eurota,
che hai vesti chiare e pulite
su un corpo che non disdegna la luce del sole.
Mi sai dir dove invece io vivo?
Impallidito dalla luce di un monitor.
afflosciato nei muscoli, “pacifista” per forza.

Facciamo che appena riesco ti vengo a trovare.

– Buongiorno! Perché non mi mandi un araldo?
Mi piace improvvisa la vita. Vieni, e basta che vuoi.
E quando senti sotto i pini un fruscio,
una brezza che ti rinfresca il viso accaldato,
guardati attorno, non temere di ridirti nella mente quel nome.
Il mio nome. O son lì, o in un attimo arrivo.
Anche tu m’hai chiamato una volta, nel sogno,
quando volevi vedermi – e poi far finta di niente.
Vestito di bianco e di verde.
Perciò, fai quel che ti pare. A me va bene lo stesso.
Sei tu caso mai che ci perdi. E lo sai.
Fai un fischio se vuoi. Lascia un messaggio sul tergicristalli.
E se senti un venticel che ti parla di me,
non fare lo gnorri, non finger sia nulla.
È adesso che soffia, e poi forse per tanto non più.
Il tempo che premi il pedale, o inchiodi coi freni.

Iseo, 26 maggio 2011

 

Sincerità L’aquila


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