Legati nel sonno

Legati nel sonno

 

Il sonno mi tiene chiuso nel mondo del sogno:
continua a mostrarmi immagini a ripetizione,
mi porta in luoghi in cui si svolge un’azione, e qui mi tiene.
Sono immagini forzate, scene meccaniche, quasi allucinazioni.
Fatti ed immagini arrivan da sé, come fosse destino vederli, viverli.

Finché ci son dentro sembrano filino, con un capo e una coda.
Se li ricordo, colgo stranezze, mi sento a disagio, spaesato, stranito.
La fisicità delle forme e dei fatti è deformata da un magnetismo
che storpia la immagini e lo svolger dei fatti, nell’urgenza del dire:
la stessa che sento in alcuni poeti che scrivono a costo d’esser astrusi.

C’è un vento che soffia sui sogni: se osservi non t’accorgi come cambian le nubi.
Se ritorni a guardare vedi però che han tutte mutate lor forme e volumi.
Dicono cose che io conosco di me e mai l’ho saputo, e fatti presunti.
Hanno una sostanza che si fa reale e vissuta con la macchina del sogno.
Come quasi un cinematografo: siedi in sala e ti vedi il tuo film.

E anche le emozioni sono vere, le vivi e non distingui quanto son vere.
Sembra ti sorgano per indurti a pensare, reagire, prender coscienza, modificarti:
come ti passassero davanti le fasi di un cambiamento - già avvenuto.
E vedessi e constatassi: “Adesso è così. Sono così” riconoscendo il tuo sogno.

E quando ho sognato abbastanza e l’animo è in pace, sazio di novità,
allora, ancor prima di aprire le palpebre, il sogno stesso ti scuote e risveglia:
rivedi quel che la fresca memoria ancor va ripassandoti sullo schermo di fondo.
Capisci perché ti senti le viscere strette in groviglio – e le allenti.
Ricordi, ed ancora nel corpo t’è rimasta una traccia, degli affetti provati: estasi, vertigini...
E rassicurato riapri gli occhi fidato a rivedere il mondo saldo da sveglio.

 

Cremignane, 8 febbraio 2015 (08:30)


Triunito Bei fatti


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