Quasi lo stesso mistero
Affiora da sola una frase alle labbra: la punta di un iceberg.
Così come da un magma indistinto scaturisce un pensiero filato.
Oppure quel che a caso si raccoglie al momento col mestolo.
La pepita brillante che spicca nell’agitare il crivello:
l’oro non sa di brillare, non conosce il valore dato da noi.
Con la forchetta infilziamo maccheroni di forma ogni volta diversa,
che intingiamo uno per uno in sughi dal gusto più vario.
Ascoltiamo il lento disciogliersi di sapori compositi,
ci ritornano i campi che tutti quei frutti hanno cresciuto:
risentiamo fra le dita un’arista , il rosso rotondo di un pomodoro,
l’opaco dell’olio che fila pressato dal beccuccio del torchio;
la luce e il colore che tutto nel volger dei giorni han cresciuto.
Mastico frasi come croccanti bruschette cosparse d’olio, origano e aglio,
dico parole che son nutrimento di un giorno soltanto – fien greco gustoso.
Con la lingua rivolgo cibi ordinari che piacciono sempre,
bocconi di pizza fumante che porto alla bocca: colori, odori, sapori...
Parliamo come mangiamo e spesso facciam vice versa.
Vita e lavoro m’imbandiscono sulla tovaglia il pranzo e la cena,
ordisco al telaio con fili diversi trame di storie
fra loro intrecciate.
Anche per oggi ho mangiato, ho descritto il mio mondo con nomi diversi.
Sazio ci bevo un sorso di vino, pretto, di casa, del rubino dell’uve.
Soddisfatto e “a posto” mi sento all’incontro degli assi x, y, z,
o pur son dell’incognite lungo il percorso sino al prossimo pasto?
Sgranocchio parole come noccioline salate, olive, patatine San Carlo.
Mi mangio la vita, sorseggio parole: vi trovo quasi lo stesso mistero
Cremignane, 17 gennaio 2013 (1:00).
Evoluzione Non esiste il destino
Quasi lo stesso mistero by Vittorio Volpi
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On line dal 17 gennaio 2013
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