Anatema

Anatema

 

Ecco che calmo mi arrivi in quest’ora beata e silente.
Mi plasmi sonora una voce, peschi parole affioranti,
come fa la schiumarola col brodo, il cucchiaio con la pelle del latte,
come trovare cinque volte la medesima carta alla slot-machine.

Un lavorio intenso e continuo, le parole fortunate diventan mutanti:
se t’arrivan due volte, vuol dir che già hanno cambiato valore.
Pensieri, visioni, ricordi riemergon secondo l’umore che ho,
secondo che col calore si sono cagliati, raggrumando il cacio nel siero.
Bianco primo-latte da far sciogliere in bocca con una presina di sale.

Innegabile! Anche di sogni mi nutro e non tutti son vani.
Sembrano ombre che parlan dall’Ade: non sono indovini, san tutto di noi.
Ma ci lasciano vivere, solo ci avverton qual volta, immendo un pericolo.
Nuotiamo nel nostro presente allargando le braccia, tutto accogliendo.
Non dividiamo i capretti: è solo il colore del pelo, la carne è proprio la stessa.
E vedendo l’urtar dei musetti contro l’uber materno... è tutto un gran bene così!

Coltelli alla vita sacrileghi sgozzeranno spietati quei teneri colli.
Un pensiero felino si va maturando nella siesta pasciuta.
Il mondo è a portata d’artiglio, il nostro: tuo danno se sei mansueto:
i predatori siam noi che non viviamo di erbe, ma di sangue fiottante.
Siam sempre vincenti, non abbiamo nemici, abbiam pecore a iosa.
Siamo i più forti: è giusto così, abbiam sangue di re.
«Primo: io sono» e via elenchiamo il malanno che siamo.
Persino in amore ci fondiam paragone, vince su tutto l’amore di sé.

Pensieri che poi hanno un seguito, come fossero fatti reali... di già.
Siam bestie feroci, buone soltanto – e non sempre – fra noi. Il resto ci è ai piè.
Abbiamo forse vinto sinora. Dominiamo, terrorizziamo col nostro ruggito.
Ci pensiamo pascià, nati con la camicia. Anatema chi non ci crede.

 

Cremignane, 29 novembre 2013 (6:50).

 

Camera oscura L’ardor della vita


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Anatema by Vittorio Volpi
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On line dal 29 novembre 2013

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