L’ardor della vita
Il nostro stesso calore ci scalda, il nostro affetto ci fa stare bene.
Scopriamo così che stiam camminando facendoci guida l’un l’altro.
Ci teniamo per mano: insieme è il percorso e il bel dell’andare.
Non abbiamo una meta, non abbiam teorizzato un oltre, un di più.
Ci basta l’averci, già siamo arrivati, soddisfatti della nostra capanna.
D’un’Arcadia selvaggia, incomoda, rupestre, eremitica;
ci nutron radici, bacche, miele, nocciole... ma già siam sazi di noi,
il nostro amore ci ricolma di vita, non facciam che sorriderci lieti,
sorpresi di quello che siamo, di quel che c’è fra di noi, indisturbati.
I corpi nudi si attraggono, pelle-pelle si parlano, si sondano intimi.
Si donan calore reciproci, foglia dopo foglia vanno alla ricerca del cuore.
Non sappiam com’è fatto, vediamo un bagliore pulsare, una fiamma:
sappiam che è la vita che arde; accenderemo da noi un’altra piccola face.
Da millenni siam ciocchi che ardon di vita, l’un dopo l’altro in trafila.
Di noi stessi fenici, corpi che ardendo fan novelli altri ciocchi.
Ci ardon le labbra, a vicenda si tacciono, muti s’intendono i corpi.
“Un fuoco divino rubato agli dèi” ci tessiam coi pensieri miti e ragioni.
Che invece siam fatti di rame e di zinco, siam archi voltaici,
ci vibra nei corpi in fremito intenso, il cuore è una cetra,
abbiam mille intime corde che cantan con lo svelto danzar delle dita.
Commossa dolcezza ci sgorga luccicante dagli occhi:
è tutto vero, è tutto qui, noi siamo qui, vivi - e felici d’amarci.
Siam vivi non più delle stelle, non meno dei fiori e di tutti i viventi.
Una fiammata dal sole ci è caduta un tempo qui sulla terra ed ancor ne bruciamo.
Cremignane, 24 dicembre 2013 (6:50)
L’ardor della vita by Vittorio Volpi
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On line dal 19 marzo 2013
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