Attenti e smagati
Ci scoppia da dosso la pelle vecchia, scorie ferrose,
per la densa luce che si è accesa dentro di noi.
Siamo una pesante palla di fuoco – massosa.
Vedo nel sogno un corpo solo: noi due – indistinti –
che giochiamo a rincorrerci in cerchio – carichiamo le dinamo.
Ci scivoliamo daccanto, colti d’improvviso da una cosa da fare.
C’inseguiamo per star sempre insieme, mai non mollarci.
Piccole cose che osserviamo attenti e smagati.
Cose anche fra noi: la punta del naso, il soffio della tua voce.
Appena ci vogliamo toccare, ci vibrano le pelli ad un suono.
I corpi si fan permeabili al tatto, un prana ci guida a esplorarci,
sonar fatati ammansiscon le bestiacce che ci rodon le viscere.
Adesso che è accesa, non è più così nera neppure la pece.
Sembriamo un braciere del tempo, una fiamma perpetua:
se questo è un bel simbolo, noi siamo reali: Ulisse e Diomede.
Storte reciproche, ad un medesimo fuoco ci distilliamo fra noi.
Pellicani ci offriamo il petto a mangiarci.
Sacrificio quel tanto che basta, prima che si guadagni un tal nome,
che non ci guasti il bel gioco dell’afferarci le code.
Ci divoriamo fra noi, brano a brano; ci dilaniamo coi morsi,
per poi riplasmarci di sprazzi corruschi, pastosi e vetrosi,
tondi-armoniosi, lisci-liquenti-lucenti ai nostri vampori:
cittadelle atterrate, macigni ridotti a macerie, statue crollate.
Distaccata in distanza ci tallona ragione che vorrebbe tutto capire,
insaziabile fagocita il mondo: lo schiera ed inquadra come un esercito.
Non ci faremo raggiungere, voliamo senz’ali, sciarbo guizzante.
Bruciamo inconsunti, un soffio ci fa allegri, vivaci, gioiosi.
Guardiamo il mondo dal nostro gradino. Persi ed attenti, al tutto ed a noi.
Cremignane, 4 novembre 2012.
Hòc de Nedàl Desiderio e amore: la livrea delle parole
Attenti e smagati by Vittorio Volpi
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