Cyber

Mi cullo un pensiero: diverrà mai un’azione,
un fatto concreto di vita reale?
Anche senza computer, ci sappiamo creare una realtà virtuale:
t’illudi col poter della mente d’interagir nel reale:
ma, sciocco, usan linguaggi diversi,
non pensar che una mano l’altra disegni (1).
Non pensar che... ecco: «non pensare!»

Quant’è giusto che il futuro non si possa comprare,
che quel che ci accade ci abbassi la cresta.
Non trasformare gli affetti in pensieri se vuoi che sian vivi:
da sempre irradiamo quel che sentiamo:
ci basta uno sguardo, un silenzio ammirato
una e mille parole che provengon dal cuore.

Ma perché non capisce? Idrovore ci succhiano l’anima.
Ci propinano fatti, oggetti ed affetti,
effimeri tutti, il tempo di passar dalla cassa.
Una vita placcata, solo perché ancora mi tengo la palla.
Una vita day after. Tra le ceneri bigie è pur nata una primula.
Non voglio comandare al destino; non presumo di tanto.
è hybris che finisce in tragedia, è ormai risaputo.

I corpi trancian sequenze nel tempo,
s’allertano quando è tempo per loro.
Un affetto reciproco ci fa compagnia:
è eterno nel bacio.

Un programma pazzesco, ad ore fissate,
tutto vede, prevede e dispone.
Mi sento lontano, nel bosco, fintanto che c’è,
a godermi il corpo che natura mi ha fatto,
lontano dalla dittatura dei bit:
non è più così vero nemmeno il reale.
E vorresti comandare persino al destino,
quando per primo hai ceduto il timone (1)
e ti guida il tom tom o il pilota automatico?

 

Cremignane, 10 luglio 2011

 

(1) Lo spunto proviene da un famoso disegno di Escher.
(2) Divagando sull’etimologia di cibernetica (da κυβερνητική τέχνη “l’arte di governare una nave”).

 

Il ciliegio In onda


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