Il gran ben che fra noi ci vogliamo
Fosfori verdi di cifre in cascata su varie corsie
dicon del fluire incessante della macchina-mondo:
hai solo quattro monete per puntare al tuo lotto.
Eppur vi sono momenti non coniati in denari
non triturati dai display digitali, amorfi e impassibili.
Ancor è la carne che vince, che sente l’ardor d’altra carne vicina.
Odori di campi, di corpi, di selve si fanno pensieri;
un vapor di rugiada sale dall’erbe col primo raggio di sole.
Si rinfresca quel volto veduto nel nuovo che è il giorno;
rivà la memoria a cercar l’artefatto ideale,
che si sgrana e svapora per far luogo a un arabesco più nuovo.
Guizziamo nel terso smeraldo di sguardi marini,
ci giunge l’odore di pesce e il salso respiro;
un latice vivo ci nutre e ci colla le pelli.
Alla radice, sentiamo, siam d’una medesima vita,
ed è naturale che si viva d’assieme;
non ci chiude in recinto numerico un codice a barre.
Sullo sguardo a vederci trascorre il gran bene che fra noi ci vogliamo;
nel fremito lieve che ci corre soppelle
ci diciamo il contento dei medesimi panni.
Con la punta del naso ci tocchiamo in più punti esplorandoci il volto;
raccogliam colla bocca vaporose parole portate su un alito.
Tutto scriviam nella mente che le dita accarezzan del viso,
su quel volto si plasmano i cuori e pulsano unisoni,
nel bello dell’altro si perde e poi torna il gran ben che fra noi ci vogliamo.
Iseo, 27 settembre 2011
Il gran ben che fra noi ci vogliamo by Vittorio Volpi
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