Intimi umori

Intimi umori

Come il tepore del sole porta vita e bellezza nel mondo,
dal colore dei fiori al sapore dei frutti,
come i dolci fermenti dell’uva diventan vino che inebria
e le parole han bisogno di voce al lor viaggio
e gli affetti di ansiti e fremiti, di palpiti vivi
e le azioni di un braccio per uscir dalla mente,
così – mi chiedo – che cosa divengon gli umori?
I travasi di fluidi dolci e cremosi nei vasi del corpo
e i pizzicorini che come stelle s’accendon soppelle nel buio?

Tutta questa dolcezza si trasforma in grande bontà:
un sugo appetitoso, fantastico, per un pranzo normale,
un semplice ciao che vibra del timbro che viene dal cuore,
un prolungato sorriso a trattenere coi denti un beato momento,
una gioia dentro scoppiata che trabocca dai lucidi occhi.

Assaporo una per una queste mille minute bontà:
è poi automatico che tutto si spiani, che ti accadano fatti secondi.
Sento il gaio zinzilular delle rondini, il quieto belar degli agnelli,
il lieve sussurrar d’una quercia, il cristallino cantar d’un ruscello:
questo diventa il mio tempo, il resoconto dei giorni vissuti.

Pristinaio solerte tutto hai ben macinato, impastato,
a risposo lievita lenta tutta la massa che poi s’indora nel forno;
tutto che sa diventa nutriente bontà, si scioglie nelle membra in vigore.
Gran vita: tutto a misura del metro che giorno per giorno snodiamo.
Distillati, gli umori diventano essenze, sapori, fulgori, volatili aromi,
scintille di vita, matti nitriti, entusiasmi sublimi, vanienti vapori...
e, con parole sfuggite, da sé liberate: divina bontà.

 

Cremignane, 7 gennaio 2012

 

 

I bottoni Miti dardi


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