I bottoni
Giocando agl’Indiani t’han legato mani e piedi ad un palo.
Han riso delle tue lacrime, t’han tagliato tutti i bottoni,
la camicia te l’han fatta a brandelli, la canottiera strappata;
quante mani son venute ad abbassarti i calzoni!
È una tortura profonda, una violenza sleale.
Vessare ha il gusto della vittoria, il morso deciso a un mela.
«Ma come son bianche: ma sotto sei nero, anche tu, come tutti!»
Un dito sarcastico rileva l’elastico, a violare il giardino privato.
Trascorre come scossa una frega, s’appuntan bavosi gli occhi di tutti.
«Ce l’ha!» e scoppia fragorosa cagnara, risa iattanti, branco alla caccia.
Ti pieghi in avanti col busto, tutto che puoi, per coprire...
non più di tanto: grande spettacolo vederti impotente patire.
Si levano berci sconnessi, uno smanioso delirio ha dopato le menti.
Come in un rito, poco per poco vien mostrata la vergine pelle.
Ti dimeni, a difenderti dell’atto profano, urli, ti senti morire.
E d’un tratto arriva il momento da tutti più atteso,
un teso silenzio agghiaccia spiriti e sguardi,
come un coltello che sgozza un agnello innocente.
Con acutissimo strido
rimproveri il cielo d’averti lasciato da solo.
Scalmanata plebaglia t’attornia ad infierir con aguzzi gli sguardi.
D’improvviso ti senti diverso: il vincente sei tu!
Con alzata d’orgoglio riassorbi paura e vergogna:
appartieni solo a te stesso. Coraggio e fierezza. Pulito, luminoso!
Te la ridi beato di bottoni e di slip: tu li hai svergognati.
Le funi si sciolgon da sole.
Chinano il capo a lasciarti passare.
Sei libero. E d’altro non curi.
Cremignane, 5 gennaio 2012
Liberamente ispirato al libro di Louis Pergaud, La guerra dei bottoni (romanzo dei miei dodici anni) (1912)
I bottoni by Vittorio Volpi
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