Tutto il resto Mi parla la pelle
Non so se esistono gli angeli, i genii o l’ippogrifo,
se basta una zolletta di zucchero con qualche goccia di farmaco
per entrare in un mondo diverso, per sedarmi ansie e dolori.
È pur bello per un attimo illudersi, con un velo calato sul vero (1).
«Non sono uomo di pezza, perdiana!
Ho passato una dura agoghé (2), son tutto di ferro! (3) »
Ascolto l’aedo cantare la fiaba dell’orso:
non ci metto un grammo di forza e tutto felicemente finisce!
Non così dal mattino alla sera, fino all’ora dei canti:
son versi, son berci per svuotarci e riempirci di forza,
nel cozzare dei bronzi mi distraggon corruschi bagliori:
c’è un luogo di gloria e d’eroi oltre i riflessi di liquefatto metallo.
Anche quello m’attira: lo stampo di oggi che vale per sempre.
Ma parliam della carne, non tutti siamo Achilli od Aiaci,
non echi di canti d’Omero: sequela d’esametri dell’assoluto coscienti.
Di più mi piace (4) sentir nuda altra pelle che stringo in abbraccio;
mi gorgoglia per entro un santo sentire, più sano e vitale.
Certo mi servon la forza, il coraggio e l’onore
ché, lo ripeto, non son fantoccio di paglia che una fiammata consuma.
Quell’attimo è mio, rubato a quel tempo che insensato trascorre
e capisco come mi parla la vita, cui pur mancan linguaggio e ragione.
È un fuoco che ogni giorno mi brucia superflui scarfogli e sarmenti,
mi fonde il mio tempo nel fulgore dell’armi e degli ori,
ma basta il calor delle pelli per momenti più del bronzo perenni (5).
(1) Riferimento alle “illusioni” leopardiane e al verso di A Silvia “all’apparir del vero, tu, misera, cadesti”.
(2) Agoghé il periodo di severo addestramento spartano, dai 7 ai 20 anni.
(3) Cfr. Odissea XII
280: «tutto sei ferro» (trad. Delvinotti).
(4) Joachin du Belly, Nostalgie (1558) : «Più mi piace la gallica Loira che il Tevere latino».
(5) Orazio, Odi, III, 30 1: Exegi monumentum aere perennius “(con la mia poesia) ho eretto un monumento più duraturo del bronzo”.
Cremignane, 18 febbraio 2012
Mi parla la pelle by Vittorio Volpi
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