Nei sogni

Nei sogni

 

I sogni sono un paese straniero, succedono cose strane.
Perfino non siamo più noi, né gli altri son dessi.
Tutto mentre accade sembra tenere, aver coerenza,
ma ricordando t’accorgi che non può essere vero.
Eppure al momento ci credi, come se davvero accadesse.
E se per caso un poco ti svegli e t’accorgi di quel che combini,
rimani meravigliato, con le cose da portare alla fine.

Nel sogno ero io: ma dal vero non strangolo cani,
e tantomeno li mangio, e ancor meno se son di un amico.
Eppure tutto vivevo e filava come se proprio vero accadesse.
Non mi facevo domande, tutto era ovvio, coerente e reale.
Appena m’accorgo che è un sogno, l’azione si ferma all’ultima scena.
Ricapitolo tutto nella memoria: luoghi, atti, nomi si fissano.

Metto a confronto la vita parallela del sogno, è strano fés.
Nessuno è più quel che è, Enrico non ha un cane:
me l’aveva dato da tenere un momento: un bel cane nero,
pelo riccioluto, mezza taglia, buonissimo, lo tenevo al guinzaglio,
che poi divenne una corda e lo tenevo sollevato ancor vivo.
Dopo un po’ decisi di farlo morire perché poi volevo mangiarlo.
«Che cosa dirà Enrico?» Ma ormai era deciso. Dovevo.
Detti uno strattone alla corda e gli ruppi l’osso del collo.
Lo guardai agonizzare per terra, il collo spezzato; irrimediabile.
Da qui mi svegliai, stranito e turbato; e dispiaciuto per cane.

Che strano il paese dei sogni: tutto – t’accorgi – è solo per finta.
Tutto funziona come si fosse in un film: mi sono commosso davvero.

 

Cremignane, 11 idcembre 2016 (6:4)

 

 

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