Angeli in giardino

Angeli in giardino

 

Seduto sulla soglia di casa vedo angeli in giardino.
Parlano sommessamente fra loro, dolcissimamente.
Annuiscon l’un l’altro come grandi amiconi.
Si stanno raccontando un gran caso...

Ma perché così apertamente si fanno vedere?
Non è che proprio li veda; avverto la loro presenza:
una fogliolina che tremula e non c’è una bava di vento,
un raggio di flebile luce che sfugge nella coda dell’occhio,
un’arietta più fine che d’improvviso mi giunge alle nari,
una frase di parole ritmate che da sola si forma...
Non omnis sum: fosfeni imprendibili e gai.

Non so perché han scelto proprio il mio giardino,
non so nemmeno che tipo di angeli siano, se hanno un annuncio.
Parole buone ne hanno, di quelle che fanno rivivere.
Forse fan finta di fare gli gnorri: hanno qualcosa per me?
Sento vibrazioni profonde, sotterra, che sembran provenir di lontano,
boemia intonati che densi di suono il tatto risveglia,
sfere sonore, coppe di bronzo, riverberi forti e sottili,
chioccolio d’acque d’un rivo splendente e argentino,
gracidare monotono, variato dialogo di pacifici batraci,
galli che cantan due ore innanzi dell’alba, già svegli.

«Ma che cosa ci conti?» par che mi chiedan;
quasi s’attendan da me la buona notizia!
All’arrivo dell’alba si fa il punto-nave.
E nuove regole valgono:
non con sestanti si vedono gli angeli.

 

La frase in latino è parafrasi da Orazio Odi III 30,6: Non omnis moriar “Non morrò completamente”, qui sta ad indicare la piccolezza umana “non sono tutto” .
Pubblicata su «El Caròbe», nr. 3, autunno 2012, p. 179.

Cremignane, 23 maggio 2012 (3:15)

 

Μαστίγωσις (flagellazione spartana) Il tempo


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