Bontà divina

Bontà divina

 

Sono diversi i primi raggi dell’alba: risveglio rosa-bambagia.
Son vestito di questi raggi che si vengono ad infranger su me,
del frizzantino dell’aria di primo mattino, sulla spiaggia del giorno.
Respiro il giorno nuovo; non spero nulla – non temo nulla – vivo
[1].

Se non ci badi, è la cosa più normale del mondo da miliardi di anni.
Se ci badi, t’inoltri in un universo mentre ancor sta scoppiando.
La forza d’esistere prima non c’era, s’è inventata lo spazio espandendosi;
un colpo di gong e il tempo s’è messo a vibrare diffondendosi ovunque.

Abbaglia la sfera incandescente del sole, di più non possiamo vedere!
Non siamo fatti in astratto, ma dei colori che la luce in dosso ci veste.
Tempo e spazio m’inchiodano all’incrocio degli assi: fuori c’è lo spirito.
E lo facciamo simile a noi, eterno e infinito, ma è tutto al di fuori.
Lo spirito è metafisico, non lo mira l’esistere, punta di laser al millesimo.
È l’antispazio, l’antitempo, l’antiesistenza, nulla concentrato in un granello di sabbia,
atomo che pesa come tutto l’universo sull’altro piatto: noi perno di questa bilancia.

Sempre facendo la spola fra qui e il trascendente, quasi fosse come noi esistente,
quasi fosse dalla mente afferrabile, o dicibile col soffio stesso della parola che lo crea.
Amiamo coi piedi per terra, la testa nella luna, un boccaglio che respira al-di-là[2].
Granelli di polvere diventano puntini di sole nel controluce della finestra.
È così che siam noi, illuminati alla vita in contrappunto col nulla.
Mi sento puntino da cui può scoppiare un big bang, vertice di specchi ustori.

Ogni giorno è un lokum da far sciogliere in bocca, fisico precipitato[3] dai confini dell’universo,
Schuttle che rientra nell’atmosfera e s’incendia: anche l’aria è troppo densa, troppo materia.
Girotta sul campanile che indica la provenienza del vento sul quadrante dell’anima,
bontà divina che arriva, che ci creda oppure no, che il buon giorno anche oggi mi dà.

 

[1] Parafrasi dell’epigrafe sulla tomba di Nikos Kazantzakis: «Non spero nulla, non temo nulla – sono libero.»
[2] Da intendere come sostantivo.
[3] Da intendere come sostantivo, e in seconda istanza come participio.

Cremignane, 28 maggio 2015 (7:07)

 

Una forza Una caletta nelle Calanques


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Bontà divina by Vittorio Volpi
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