Desiderio

Desiderio

Il desiderio m’assilla, mi strozza, mani e piedi legato.
È meglio estirparlo, sono solo lusinghe, orrende Simplegadi
che mi tengono in ceppi e mi fanno patire.

M’accontento di quel che m’imbandisce il momento.
Belle avventure mi prospetta la mente: tutto un trastullo.
Sento il petto compresso, fatica il respiro, mi basta che è vivo:
un sentimento che arde e disseta, che mi trita e mi nutre,
che mi cambia un poco ogni giorno, creta o ferro rovente,
sull’incudine squilla il martello, son spada lucente.

Le fitte liane che col machete io taglio per un varco a passare
crescon dietro più folte ed irose: non di questo morrò.
Temo di più il labirinto in che la mente mi chiude,
l’anelito del tender più in alto e mi vien capogiro.
Il reale è giungla e deserto, liane e muri dedalici;
non m’orientan le stelle, nulla d’ortogono, ma seni ed iperboli.
Non ho che d’andare: che all’improvviso può comparire l’uscita.

Il desiderio che tanto agognavi è quotidiano caviale:
è buono anche il lardo col sale, pan fresco e vin rosso,
o il brodo nero di Sparta, ché tutto il resto è migliore.

Ogni mattino la barba, prima che il superfluo diventi sostanza,
che il desiderio diventi un bisogno che mi fa zoppicare,
che si riempian di senso effimere forme che la mente s’inventa,
così che passeggi su soffici nuvole e poi fai un passo nel vuoto.
O conquistata la vetta ritomboli a valle non reggendo l’altezza.

Ascolto quel che dentro mi sento che vive: e non son altri che io.

 

Iseo, 27 gennaio 2012

 

 

Destino Il sole che sempre ci cresce


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