È matta la vita

Ti porto con me, nel caldo di un cuore,
– siam pure in stagione: 36 sono i gradi, forse anche 38 –
non voglio guarire, nessun anti-biotico.
È questa febbre una vita, e pianti, e deliri.

È matta la vita: più è fuori, e più ce l’hai dentro!
Mi mettono dentro, mi legano stretto
se ti vengo a dormire davanti alla porta,
sotto l’acqua, col gelo, i dileggi: pur tu non t’addormi.

Un qualcosa di nuovo ti s’agita in petto, anzi d’antico,
nell’attimo adesso, che è come già fu, or sono mill’anni.
E finché siam fatti di carne, per sempre accadrà.
Ci troviamo a tastoni nel medesimo sogno,
mille droghe ci siam scatenati nel corpo:
abbiam fatto l’amore mentre fuori tuonava,
ti ho baciato le labbra al chiarore di un lampo.
È solo sudore o siamo intrisi di pioggia?
Sono folate di vento i freschi pensieri, le mani allacciate.
Siam piccole vite: grandi, immense, quando ci amiamo,
siamo alle stelle: dappertutto vediam solo la nostra bontà.

Ti stringo, mio amore: sei reale, d’adesso, presente.
Dopo innumeri veglie, o forse sol una, anche sol per provare,
mi hai aperto la porta. Tutti dormono in casa.
Il divano è tutto per noi, come luce c’è solo l’acquario.
Ti denudo: una meraviglia il tuo amore,
la tua mano mi prende tutta la scapola;
degli occhi vediam solo un guizzo lucente;
c’insaliviamo le labbra, mai sazi di baci.
Dove vuoi che t’esplori, mio amore? Va tutto da sé!

Accarezzo i fulvi leoni a guardia del cuore,
rispondon gattosi con moine feline, durato solluchero.
I battenti del cuore si aprono: nella savana un ruggito,
nella taiga un bramito, in Mongolia un nitrito,
squittiscon nelle tane le lepri;
noi diciamo, con un bacio «ti amo», «sono felice».

Come bene s’adatta la mia mano che stringe la tua.
Ci uniamo le labbra per far mille discorsi – senza parole.
Il pensiero, assassino, già corre a domani – morto di fame!
Non sa proprio giocare, cantare, prendersi per mano e ballare.
Mi tocchi col palmo la ciccia che ho sulla pancia: è immensa,
passi a ritondo e mi dici che è la volta del cuore.
Non cerco altre parole: te ’öle bé fés(1),
e te lo scrivo col dito passando fra i seni:
ti scrivo sul corpo mille volte «ti amo»,
coi baci ti semino il corpo di boccioli di rosa.
È un’alba il tuo corpo: è tutto rugiada;
abbiam sulla pelle l’odore dell’altro, talmente abbiamo sudato;
ci piace, anche dopo, sentirci gli odori mischiati,
ci scherziamo fra noi facendo uno slalom con la punta del naso.

Ci raccontiamo ancora una fiaba, la nostra;
e come pargoli lasciamo che insieme il sonno ci abbracci.

 

Cremignane, 10 luglio 2011 (notte)

 

(1) In dialetto bresciano: “Ti voglio tantissimo bene”.

 

 

 

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