Il puzzle
Se vuoi giungere a casa, lascia perder le rotte,
affidati ai venti, alle voci che senti, che ti chiamano altrove.
Svagati un po’, allenta la stretta con cui serri le redini:
i cavalli conoscon la strada per casa.
Quand’è che altrimenti ti guarderesti d’attorno?
Taglia i venti che ti tengon legato a un unico posto.
Lascia il mondo che scorra di sotto ai tuoi piedi.
Sotto la nera blusina spunta il collo d’una rossa flanella.
Impazza senza più un nord la sfera d’una bussola nautica;
imperturbato nel volto lasci tutto il nuovo che avvenga.
Non posso sottrarmi a quel che mi deve accadere,
né giocare a plasmarmi la vita: nulla davvero ne so.
Posso al massimo scegliere a naso una via
e se fosse sbagliata cercar quella giusta nell’intrico di un bosco di rovi.
Ci vediamo ogni tanto a distanza dalle rive di un fiume.
Chi sa se a monte c’è un ponte, un’isola in mezzo?
Che superbia presumer sapere quel che mi deve accadere.
La forza del buono non va persa a ’sto mondo
è il pane che ogni giorno t’impasti, che mangi, che offri.
E poi un giorno constati che sei fatto dei pensieri che pensi,
sei sazio di che t’ha nutrito, affamato di ciò che ti è meglio.
Vagabondi nel mondo: ogni nodo che tocchi si scioglie.
Le rime di un puzzle combaciano alla fine perfette.
Manco e pieno fan uno: sei fatto anche di quel che ti manca.
Cremignane, 5 ottobre 2011
Fragranza d’osmanto La piccola rada
Il puzzle by Vittorio Volpi
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