La piccola rada
Solleone d’agosto mi brucia come fossero febbri;
mi scotta la pelle per l’ardore mielato che ho nelle carni.
Innalzo steccati a tener fuori i disturbi.
Le parole fra noi si fondono in melica semplice e dolce;
una piccola stella nei tuoi umidi occhi mi volge a guardarti;
e col dito mi chiudi le labbra: non servon parole.
È così il voler bene? Noi, quasi più nudi del vero?
«Basta coi baci, mi basta che mi tieni la mano».
E andiam confluenti ed ariosi su un soffio di vento.
«Che ridi, che siam già stracontenti?» e mi guardi.
Seguo col dito il profilo delle labbra ridenti:
«Non rider di più, già mi basti del tutto così!»
Fresche onde ci lambiscono i corpi e poi si ritirano;
il mare respira con noi nella piccola rada nascosta.
Tornerem la prossima estate col latte e una culla,
e ogn’anno saremo contenti del nostro grande-piccolo mondo.
E ripeterci ancora: «Basta, è già tanto così!»
Staremo a guardare le onde che arrivano ai piedi,
e i castelli di sabbia e i baffi di gelato sul labbro.
Da una roccia mi tuffo nell’acqua, mille bollicine mi fanno solletico.
Si rinfresca l’ardor che bruciava la pelle.
Riemergo e sorrido, la invito con un gesto a nuotare:
l’acqua, i colori, il sole, le piante, i bimbi che giocan...
«Non romper l’incanto. Non chieder se è vero.
Dammi un pizzicotto sul braccio, ti darò un bacio bagnato di sale».
Cremignane, 5 ottobre 2011 (sera)
La piccola rada by Vittorio Volpi
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