La candela

La candela

 

Il destino, diresti, si fa beffe di noi, ci ride alle spalle.
e ci invita nondimeno a seguirlo, uccellin bel verde.

«Non potresti... per caso... una volta...?» No, non può.
«Perché allora mi chiami...?» – «Alt! Io non ho chiamato nessuno».
«Ma...?» – «T’è parso. Suggestione. Io davvero non c’entro.
Non amo parlare ai comuni mortali, forse a degli indovini...»
«Non ci credo...» – «Sei libero di credere quel che più ti piace.»
«Ma, altre volte...» – «Coincidenze! Quel che fa la tua mente non dipende da me.»
«Più di una volta ha funzionato!» – «Per farti abboccare.»
«Grazie della franchezza! Penso non abbiamo più nulla da dirci.»
«Vieni dalla mia! Sono come l’Araba Fenice... (1). Bye

Non più dei fatti e dei giorni a farci arlecchina la vita.
Sì, forse, davvero non più di questo. Già basta non esser tristi.
Quant’acqua: ci vorrebbe del peperoncino! E poi per fortuna c’è l’acqua.

È più il tempo che si passa a decrittare la password,
e il bello della vita va lì, consumata fra desiderio e speranza,
col rimorso d’aver fatto la spia, d’aver forzato la mano.
Audace non voglio essere, non voglio farmi progetti,
preferisco cercarmi un riparo sul far del tramonto.

Assurdo, contro ogni regola, ciò in cui credo: gentilezza vince.

Non farmi assordare, ipnotizzare dai miei desideri,
eppure tendiamo ad sidera (1), fortissimamente, audacemente.
Se pur cade anche un solo granello di felicità, siam pronti col palmo.
Anche una sola candela vince il buio destino, l’ignoto futuro.

 

Cremignane, 14 luglio 2011 (notte)

(1) Da Così fan tutte di Mozart, Atto I, scena 1: «È la fede delle femmine | Come l’araba fenice, | Che vi sia ciascun lo dice, | Dove sia nessun lo sa.»
(2) Giocando con l’etimologia di desiderio.

La danza Hodites vestito di aria


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La candela by Vittorio Volpi
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On line dal 17 luglio 2011

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