La zucca
Emergo dalla notte Sagittario splendente.
La freccia s’incocca da sola, tende tutto il mio arco.
Dove pensa poi giunga il suo tiro si disegna il bersaglio:
mi esercito contro fantocci, saracini della quintana.
Miro e medito: quando è colmo il pensiero, scocca la freccia.
Quando so cosa fare, si sciolgono i fatti e corrono fluidi,
come se la freccia avesse reciso i nodi in cui eran tenuti.
La freccia sta trascinando anche me nel suo volo.
Un filo d’olio mi si versa al sommo del capo e tutto mi avvolge,
così scivolo fluido e lento dentro il mio centro.
Passo le porte: sotto il mio passo l’aria diventa castello di marmo.
Sono atteso: io sono il codice che riporta il palazzo giù in terra,
che porto a buon fine la fiaba, trasformo le zucche in carrozze.
Fantasticherie di un bimbo ancora involto nelle spire briache d’una conchiglia
e fa viaggi lontani come fossero veri con la sua barchetta di canna.
Poi capita un giorno, da grande, e tutto questo vien buono, da sempre saputo.
C’è una magia nella vita, ammirato ed allegro la osservo e la studio,
finché Circe mi tocca e da lupo o maiale ridivento persona,
dal mondo notturno dei sogni, su un’isola ai confini del mondo.
Do forza alla
voga: dietro si richiude la scia, come non fossi passato.
E pur vado... Mi risveglia un fragor di marosi contro gli scogli,
una verzura incombente m’affascina e mi vien d’abbracciarla.
Ho tenuto tesa la mira, come labbra di bimbo ad un seno.
Ho ancor molto da imparare dai fatti:
appena mi toccano, mi cambian la zucca.
Cremignane, 16 giugno 2012
La zucca by Vittorio Volpi
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