La mela

La mela

La vita è una mela da mangiare a morsi succosi
prima che pian piano cominci a marcire.
Quand’è sua stagione è ottima e viva alla grande;
e se per caso è in una cella stoccata,
toglila quanto prima, che marcisce anche lì.
Mangiala sana e carnosa, prima dei bachi, delle vespe e dei merli.
Non importa alla pianta chi se la mangia; nulla del resto può fare.

Il mondo è un grande pomario dai mille vari bei frutti.
Un Eden bastevole, sebbene le nostre ambizioni ce lo dican modesto.
È rossa la buccia e bianca la polpa: a volte i colori di un volto:
vorremmo quei vivi colori per noi, che abbiam occhi un po’ bigi;
vivi fermenti distillano il desiderio in dolcezza ebriante.
Anche non colta, perché troppo in alto,
cogli occhi mangiamo la mela di Saffo.

A volte noi stessi diveniam la stagione propizia
al maturar di quei pomi che fan gaio il nostro giardino.
Per linea recta, brevissima, ogni attimo ci giunge diversa fragranza.
Accarezziamo la buccia, aspiriamo un olor di bontà,
finché, così pare, ci giunge un invito “Mangiami, voglio esser tua vita”.

Scrocchiano i denti un bel morso, si riempie di gusto la bocca.
Non è solo piacere al palato, alla lingua, ma vita di un frutto
che gratis prendiam dalla vita, per la gioia d’esser frutto pur noi,
per darci a mangiare e trasmutarci nel viver di altri;
contenti di far contento chi a nostra volta vogliamo mangiare
entrambi a perfezione maturi: ogni morso ricresce nell’altro.
Ogni bacio mi fa più lustra la buccia, d’un bel rosso vivo,
ché la vita alla fine poi passa lo stesso,
che l’abbiamo gustata oppur no.

Iseo, 11 giugno 2012

 

 

Il paese del muto rifiuto La zucca


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