Mangiare tritoni

Mangiare tritoni

Mi sveglio di notte, a galla dei sogni «mangiare tritoni»:
il sogno non mi ha indicato alcun senso.
Ritorno al mio sonno, son mutati i travasi, s’è perso l’umore.
Mi rimane un involucro vuoto: lo potrei riempir d’illazioni.
Ma meglio d’azioni, e “scartare” regali pelosi, che fan troppo pensare.

Appena svegliato ritornano le misteriose parole,
nel frattempo han calamitato un codazzo di dati:
il rettile rimanda all’istinto, a una vita d’anfibio;
ricordo il lago Tritone fra le sabbie di Libia:
che mi sia sgranocchiato gli ossicini d’Atena?(1)

In segreto io so che cosa vuol dire: tutto combacia.
Ma riempirei il cartoccio di vuote parole, di cose senz’essere:
aperto, vedrei una scena a teatro, un film in 3D.
Non è questa la vita, il Dao della vita, il viaggio e insieme l’arrivo.(2)
Va be’: sarà il nome del luogo, un cartello stradale...
È patinato il prospetto della vacanza da sogno,
ma è vacua, come una noce senza gheriglio.
Un circo per sé: ragliando danziamo a colpi di frusta.

Ha senso capir delle cose non avvenute per vere?
Ha senso questa stessa domanda? E pure quest’ultima?
Mi mangio i tritoni che la mia mente mi trita.
Di che cosa a me stesso voglio far la pubblicità?
È troppo piatto lo schermo, non si vive dentro un’immagine,
nell’incanto di fatue parole: la vita non ha bisogno di “senso”.

 

(1) L’epiteto di Athena Tritogéneia, significherebbe “nata dal lago o palude Tritone”, in Libia.
(2) In cinese 道 dào “via, sentiero; Dao/Tao” e 到 dào “verso, fino; andare a, arrivare” sono omofoni; da qui il gioco di parole.

 

Cremignane, 26 dicembre 2011

 

 

Scoiattoli Sgombra la mente


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