Mani intrecciate

Mani intrecciate

Nel petto la pace, la dolcezza,
il fluire placido d’un fiume
che giunge al suo mare.

E quelle dita intrecciate
rinsaldano un vincolo che la carne ricorda:
ancor le falangi senton d’esser serrate con altre falangi:
col trattenersi a vicenda
sembran voler che altro rimanga,
o meglio esser culla d’una vita novella
che si incarna in aggiunta alla nostra.

Ha nome spesso d’amore, d’amicizia, d’affetto:
vita nova che ci porta alle stelle
donde forse proviene;
o forse è il cielo che dentro mai noi vediamo,
se non quando negli occhi di un altro guardiamo.

Nel bello di un volto presente
che si nutre dei baci
che sulla bocca gli apriamo,
ritorna alla patria agognata
il padre disvolto dall’errare pel mondo,
sempre altrove cercando
quel che basta una mano a stringere a sé
e che ora gli occhi di un vecchio
san veder da vicino cos’è.

È forse un sogno che parla
oppure il canto antico d’omerico aedo
che ricordando le storie di sempre e d’ognuno
dà forma diversa, toccando le corde,
a quel tempo che altrimenti uniforme s’andrebbe,
nel vibrare che fanno nell’anima
le minuge allerti e sensibili
di quel che più al mondo ci cale.

 

Cremignane, febbraio 2004

 

Il cuor dell’essere Il grande albero

 


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Mani intrecciate by Vittorio Volpi
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On line dal 29 novembre 2009

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