Elefteriarca (1)
Il corpo è l’inizio di ogni nostra libertà.
Per soddisfare i suoi bisogni ci legittimiamo le nostre scelte:
dormire, mangiare, vestirsi, amarci.
De gustibus...
Ci guida verso quel che piace, quel che è buono.
Ascoltare il corpo è cosa buona e giusta, tende al bene:
salute, benessere, felicità... vivere.
Più liberiamo il corpo dalle convenzioni, più
stiamo bene.
Conosce solo se stesso, la persona cui è dato.
Più che bizzarro, cocciuto somarello, è il suo “animale guida”.
Nel suo piccolo riesce a trattenere l’anima.
Con calma, quando tutto è a posto, ordinatamente,
incontra altri corpi, buoni, bravi e belli:
allora è una festa.
Si commuovono,
insieme vibrando per meglio eguagliarsi.
Scivolarsi l’un dentro nell’altro, intessersi,
innestarsi, interessarsi, intercalarsi,
interlacciarsi, interscambiarsi, intermettersi.
E scoprirsi, diventare una medesima essenza.
Quanto ne sa il nostro corpo di quel che per viver ci vuole!
Non aspetta che ne emergan parole, che tutto sia messo a verbale.
Non dà ordini ad altri: è lui stesso che fa, in prima persona.
Tutto è implicito nella sua natura animale,
nella materia vivente di cui è fatto esso stesso.
Son leggi non scritte, tanto son ovvie – nel magma tellurico –
non hanno bisogno d’esser definite da un senso per esser capite.
Istigati(2) dal medesimo fuoco che brucia anche sotterra,
siamo fiamme noi stessi: ardenti di vita ci consumiamo in un guizzo.
(1) Parola d’invenzione composta dalle parole greche ἐλευθερία eleftherìa “libertà” e ἀρχή/-αρχής archè/-s “inizio, principio, capo”.
(2) Etimologicamente collegata a istinto. La somiglianza fonica di sting(u)ere “pungere” e stinguere “consumare bruciando” ha portato a un amalgama concettuale formato da “ardere” e “stimolare”. In greco στιγών stigón era lo schiavo marchiato, στιγeύς stigéus colui che fa tatuaggi (Erodoto 7, 35, 1) e così stigma.
Cremignane, 1 gennaio 2012
Le leggi del corpo Dolci fermenti
Le leggi del corpo by Vittorio Volpi
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